In Italia, nel 2023, la produzione netta di energia elettrica è avvenuta per il 44% grazie a fonti di energia rinnovabili (eolico, solare, idroelettrico, biomasse e geotermico), secondo gli ultimi dati elaborati dal Sole 24 Ore [1] e pubblicati da Terna, ed ha raggiunto il 46% nei primi mesi di quest’anno.
Il dato è fortemente legato al trend della costruzione di nuovi impianti per la produzione di energia green, decisamente in forte ascesa.
Basti pensare che sono più di 200 i progetti già approvati per il quinquiennio 2025-2029 per la realizzazione o l’ampliamento di nuovi parchi eolici, solari o impianti geotermici.
È importante menzionare il prezioso supporto dato dal PNRR, per cui sono dedicati complessivamente 23,78 miliardi di euro alla voce Energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile [2].
Il piano, infatti, oltre a un sostegno legato all’incremento degli impianti di produzione elettrica da FER (con focus specifico in merito all’agri-voltaico e impianti innovativi, soprattuto off-shore), mira a una diffusione dell’idrogeno e a sviluppare leadership in campo industriale legata alla filiera delle FER.
Quest’ultimo tema, oggi fortemente dibattuto a livello europeo, assume fondamentale importanza se consideriamo che, ad esempio, il 70% della produzione di pannelli solari avviene in Asia [3], soprattutto in Cina.
La dominanza di tali mercati, oltre alla scarsità di competitività a livello geografico, fa sì che i rischi legati alla supply chain diventino sempre più critici e di difficile gestione.
Grandi trasformatori, rischi in aumento
Il crescente incremento della domanda di energia elettrica derivante da FER pone le aziende e i loro assicuratori di fronte a molteplici sfide e forse nessuna è più rilevante della produzione, del trasporto e della manutenzione dei trasformatori.
I trasformatori prendono l’elettricità, la trasformano in un campo magnetico e poi la trasformano nuovamente in elettricità, permettendo la trasmissione dell’energia a lunga distanza con maggiore efficienza e minore perdita nell’intera rete di distribuzione.
In un mondo dove la tecnologia, e quindi la fornitura di elettricità, è più importante che mai, il ruolo dei trasformatori è critico, con una quota di mercato del valore di 22,83 miliardi di dollari nel 2022 e un tasso di crescita annuo previsto del 7,1% per i prossimi sette anni [4].
Tale è la loro importanza per la maggior parte dei progetti di produzione di energia, centrali elettriche o reti di energia rinnovabile, che i trasformatori vengono elencati come “critical items”. Se persi o danneggiati, potrebbero causare ritardi inaccettabili a un progetto: i tempi di consegna per un trasformatore possono variare da sei mesi a un anno o più, e nel 2023 abbiamo assistito a un ulteriore incremento dei tempi di rimpiazzo di questi beni.
Uno dei principali fattori che spinge la crescita di domanda di trasformatori è la natura mutevole delle reti elettriche. In molti territori, queste devono essere progettate o potenziate per supportare la capacità necessaria per gestire le moderne richieste di energia. Ad esempio, si è infatti osservato che negli Stati Uniti si sta assistendo a una vera e propria migrazione della produzione di energia dalla California verso est, verso il Texas, cambiamento probabilmente influenzato dalle varie normative ambientali tra i singoli stati. Questa variazione delle politiche legate alla produzione di energia sta influenzando sia la produzione sia la distribuzione di energia a livello globale, con problemi simili che accomunano diverse aree geografiche del pianeta, dal Regno Unito all’America Latina. I grandi progetti di energia rinnovabile sono costruiti lontani dalle aree urbanizzate, di conseguenza la distanza che l’elettricità deve percorrere per raggiungere gli utenti finali è aumentata.
Questo è lo scenario nel quale gli assicuratori e il mondo dello shipping si trovano a gestire i rischi del trasporto di attrezzature critiche, che assumono dimensioni sempre maggiori necessarie a supportare i requisiti dei moderni mega progetti. Ad esempio, oggi non è infrequente assistere alla movimentazione di trasformatori con massa superiore alle 300 tonnellate, le cui dimensioni sfiorano quelle di una piccola abitazione.
Trattandosi di beni vulnerabili agli urti e alle accelerazioni, con il “gigantismo” dei trasformatori aumenta in primo luogo la probabilità che subiscano un danno durante le operazioni di sollevamento e traslazione. Nel caso di un trasporto multimodale queste operazioni vengono svolte svariate volte, mediante l’utilizzo di attrezzature diverse e coordinate da persone differenti. Un ulteriore importante elemento è la sensibilità di questi beni all’umidità, caratteristica da tenere in considerazione specialmente durante la fase preliminare di preparazione del bene da trasportare.
Il valore della prevenzione
Questi fattori hanno aumentato il rischio di danni ai trasformatori durante un viaggio lungo e complicato, specialmente quando il sito di installazione si trova in aree geografiche remote, spesso non ancora dotate di infrastrutture adeguate e con scarsità di operatori logistici altamente qualificati. Talvolta si rende anche necessario smontare elementi del trasformatore per soddisfare i requisiti dei trasporti locali. L’aumento delle dimensioni e della domanda di trasformatori non solo accresce le sfide degli operatori logistici, ma anche la capacità dell’industria dello shipping e dei porti, sia in termini di infrastrutture che di volumi, è messa a dura prova. Questo significa che per le imprese è sempre più cruciale avere un attivo supporto durante la pianificazione del progetto e lo svolgimento dello stesso.
È fondamentale che le imprese di assicurazione continuino ad adattarsi al mutamento degli scenari di rischio e a migliorare la propria offerta di soluzioni rivolte alle imprese. Acquisisce sempre maggiore importanza un approccio orientato al risk engineering, volto a superare l’obiettivo di loss control che includa una visione più olistica del rischio dall’inizio alla fine.
Elementi quali un’attenta valutazione del percorso (stradale, fluviale, ferroviario) che i beni più voluminosi dovranno affrontare, l’adeguatezza dell’imballaggio, l’esperienza e l’expertise degli operatori logistici (sia terrestri che marittimi), sono solo alcuni dei tanti fattori che ci aiutano a mitigare e ridurre i rischi legati al trasporto di project cargo. Riteniamo che questo nuovo paradigma debba prevedere un avvicinamento tra le compagnie di assicurazione, i broker e i clienti, e che preveda il consolidamento di partnership di lungo periodo fondate sull’obbiettivo comune della miglior gestione possibile dei rischi.
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[1] Rinnovabili, Italia record: nel 2023 sfiora il 44%. Ma l'Europa corre più veloce
[2] Piano Nazionale di Represa e Resilienza
[3] Piano Nazionale di Represa e Resilienza
[4] Power Transformer Market Size, Share & Trends Analysis Report